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Friday, 26 April 2024
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                      Il nonsense di Gv 20

 

 

 

 

 

I primi diciotto versetti del cap. 20 del Vangelo di Giovanni costituiscono uno dei passi evangelici più famosi in assoluto.

Ne abbiamo già ripetutamente parlato, ma qui vorremmo ripercorrere il testo, richiamando anche qualche osservazione già fatta, al preciso scopo di mettere a fuoco la coerenza logica interna del passo.

Ci proponiamo infatti di mostrare che tale coerenza, per usare un eufemismo, lascia molto a desiderare.

 

1) Come sappiamo, la Maddalena, giunta alla tomba, non guarda neppure nel sepolcro, ma dà per scontato che esso sia vuoto e che il corpo sia stato portato via.

Poi va a dire “non sappiamo dove l’hanno messo”, mentre in realtà è solo lei che non lo sa: le sue compagne lo sanno benissimo, perché hanno sentito le parole dell’angelo; sicché diventa grottesco puntare, come fa l’apologetica (Ricciotti in testa), su quel plurale “sappiamo” come “collegamento” tra il racconto di Gv, in cui Maddalena è sola, e quelli dei Sinottici, nei quali è in compagnia.

 

2) La donna va dove sono gli apostoli, e probabilmente grida la strepitosa notizia, ma stranamente si muovono solo Pietro e Giovanni.

Non è credibile che insieme a loro non ci fossero altri apostoli o discepoli. Già è strano che nessuno di loro sia andato spontaneamente al sepolcro (che altro motivo potevano avere per restare a Gerusalemme?); adesso è ancora più strano che ci vadano solo due.

E non è che sia perché alle donne non si prestava fede, dato che si muovono  proprio i due apostoli più carismatici, e vanno di corsa!

 

3) Stranissima è poi la scena dei due uomini al sepolcro. Nessuno proferisce parola. Giovanni, che a suo dire avrebbe capito tutto, si guarda bene dal manifestare le sue conclusioni al compagno; Pietro, che a quanto pare non ha capito niente, tiene pure la bocca cucita.

Nessuno scambio di impressioni, totale mancanza di dialogo, in una situazione in cui pure l’emozione dovrebbe essere alta.

 

4) A questo punto si pone un altro problema: è inverosimile che Pietro e Giovanni, ritornando, non incontrino Maddalena, che presumibilmente - anzi, certamente – li ha seguiti (se la incontrassero, dovrebbero avere con lei almeno uno scambio di idee).

Bisogna supporre che la donna sia rimasta staccata, li abbia persi di vista, sia arrivata dopo che Pietro aveva già “constatato” tutto, esaminato e riflettuto; e che nell’ultimo tratto abbia preso un sentiero diverso da quello preso dai due apostoli per tornare.

In ogni caso, si deve supporre che i due non si siano minimamente trattenuti presso la tomba a riflettere, a meditare. Se ne sono andati immediatamente dopo aver compiuto le “constatazioni di rito”, quasi fossero ufficiali di polizia giudiziaria.

La scena, sotto il profilo della spiritualità, non è molto edificante.

 

5) Quando è la volta della Maddalena di accedere al sepolcro, abbiamo tutta un’altra serie di stranezze. Innanzitutto la donna non nota assolutamente nulla di quello che appena prima di lei avevano visto Pietro e Giovanni, e che aveva addirittura indotto quest’ultimo a credere.

Sicché abbiamo questa situazione paradossale: i due apostoli rimangono immediatamente colpiti dalla strana posizione e aspetto dei lini funerari, mentre non vedono gli angeli; qualche minuto dopo (così si deve supporre), la Maddalena, all’opposto, vede gli angeli ma non nota assolutamente nulla di strano e “rivelatore” all’interno del sepolcro.

 

Se Pietro e Giovanni avessero portato via tutto, si sarebbe dovuto dirlo. Inoltre, poiché si trattava di cosa che avrebbe dovuto venir constatata in loco, occorreva lasciare tutto al suo posto: sarebbero semmai dovuti correre a chiamare i compagni perché anche loro potessero vedere e credere.

Del resto, pare assai difficile che Pietro (cui certo spettava l’iniziativa, o almeno il benestare all’operazione) potesse decidere una cosa del genere, dato che a lui, a quanto sembra, la singolarità dell’evento non aveva detto niente. Per di più, i due avrebbero dovuto, con tanto di sudario e fasce in mano, incontrare subito proprio la Maddalena, che quindi sarebbe venuta a conoscenza di tutto.

È comunque strano che non l’aspettino per metterla almeno al corrente di quel che han visto: è tutto un gioco di silenzi ed equivoci tra persone che sono veri compartimenti stagni, totalmente incapaci di comunicare tra loro.

 

6) La Maddalena dunque chinandosi vede i due angeli, che gli apostoli non han visto (abbiamo parlato di “angeli ad effetto lucciola”). Ma mentre le donne nei sinottici rimangono abbagliate e intimorite alla vista degli esseri celesti (cosa del resto normale nelle angelofanie), lei non mostra la minima meraviglia: come se avesse visto due gatti o due lucertole.

Inoltre, è assolutamente incredibile che, vedendoli proprio lì nel sepolcro vuoto, l’uno da una parte e uno dall’altra, non pensi minimamente di chiedere loro notizie di Gesù.

 

Si badi che questo avrebbe dovuto farlo, come qualunque persona normale, anche se avesse visto due uomini, anziché due angeli: cerca un morto che dovrebbe essere nel sepolcro, trova che è scomparso e vede che nel sepolcro ci sono due uomini, ma non le passa neppure per la mente di chiedere loro se ne sanno qualcosa! A maggior ragione poi avrebbe dovuto chiedere per il fatto che si trattava di angeli, ossia di persone presumibilmente ben informate.

Invece, non ci pensa nemmeno quando loro la “provocano” chiedendole perché piange; al che lei risponde spiegando diligentemente, come già aveva fatto con gli apostoli: “Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto”.

 

Gli angeli poi, nel loro candore, hanno un comportamento che è poco definire provocatorio: si sarebbe tentati, absit iniuria verbis, di definirlo da schiaffi.

Fingono di non sapere niente: di non sapere cioè non solo che cosa sia accaduto a Gesù, ma neppure perché la donna pianga. Si comportano come si fa coi bambini: “Bella bambina, perché piangi?”

Molto più onesti e perspicaci (ossia, diciamo, dal quoziente d’intelligenza normale) gli angeli dei sinottici. Quello di Matteo è chiarissimo: “So infatti che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui; infatti, è risuscitato …” Quasi identiche le parole dell’angelo in Marco, e poco diverse in Luca.

 

Tutti e tre questi angeli mostrano di sapere che cosa le donne cercano (del resto, ci sarebbe arrivato anche un bambino: cercano il morto che era nel sepolcro, che altro potevano cercare?); e, soprattutto, mostrano di sapere perché Gesù non si trova più lì.

Poco acume del resto mostrerà poi anche Gesù, chiedendo alla donna perché piange (di nuovo!) e chi cerca! (È una domanda “tecnica” - precisa l’esegesi a beneficio del “lettore ingenuo” - per far proseguire il colloquio).

 

Quando la Maddalena vede il Signore lo scambia per il giardiniere. E il realismo della descrizione è ulteriormente compromesso dall’indicazione del “voltarsi” che le viene attribuito due volte: se volessimo usare il metro di Messori, diremmo che si tratta di una indiscutibile spia di non autenticità, di realtà non vissuta.

 

7) Assurda infine la logica del “Non trattenermi, perché non sono ancora salito al Padre”. Se ne dovrebbe dedurre un paradossale “se fossi già salito al Padre, potresti trattenermi” (così già impostava il problema san Bonaventura).

Non meno assurdo, ovviamente, l’avviso di Gesù “Va a dire loro che salgo al Padre”, mentre poi la sera arriva dritto in mezzo a loro (e non fa cenno di quel che ha detto alla Maddalena!).

Se egli aveva intenzione di “ridiscendere”, distinguendo tra il significato teologico dell’ “ascensione” e la sua manifestazione visibile (come abbiamo visto suggerito da Benoit), doveva dirlo; se invece l’ascesa era prevista dopo le apparizioni ai discepoli, non occorreva annunciarla in questa occasione.

 

In sostanza: se il messaggio è di contenuto teologico, perché mai c’è tanta fretta? A guastare tutto sono proprio i pochi secondi o minuti che la Maddalena gli fa perdere “trattenendolo”? Forse che lui arriva in ritardo dal Padre, e i discepoli vengono avvisati qualche minuto dopo?

È grave, è importante? Il Risorto non ha niente di meglio, di più alto da dire? Siamo di fronte a un’incredibile banalità (su questo tema si veda il capitolo La logica dei messaggi).

Comunque sia, se prima è l’evangelista a far apparire sciocca la Maddalena, adesso è Gesù stesso. Logico che poi alle donne non si credesse! Lei era indubbiamente stordita di suo, come abbiamo visto, ma adesso le fanno fare la figura della minus habens senza sua colpa.

 

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Conclusioni

 

Il nostro non è un accanimento cavilloso: quelle che abbiamo segnalato sono incoerenze macroscopiche.

Neanche un bambino le accetterebbe in una fiaba. Il bambino accetta il “meraviglioso”: accetta che gli animali parlino, che fate e maghi compiano prodigi. Sa che questo è nel “patto narrativo”, ossia nella logica della fiaba; ma vuole una coerenza narrativa e psicologica. Qui continuerebbe a domandare: “Ma perché ….?”, “Ma come mai …?” “Ma se prima aveva detto che …”

Tutto sa di inautentico in questo racconto (ricordiamo che lo stesso Benoit si lascia scappare che gli angeli visti dalla Maddalena “son come gli angeli di cartapesta degli altari”; PRS 368).

 

Altro che la sobrietà, l’efficacia giornalistica di cui parla Messori! Parafrasando l’espressione di Rousseau (“Non è così che si inventa”) cara allo stesso Messori, possiamo dire che non è così che si racconta.

E soprattutto non è così che si convince della realtà di un fatto come la Risurrezione, perché non è così che reagiscono e si comportano le persone normali. Sembra di essere in una storia di nonsense; in una commedia dell’assurdo alla Jonesco, alla Beckett; o quanto meno in una comedy of errors.

 

Abbiamo con questa analisi volgarmente dissacrato una delle più alte espressioni della spiritualità e della fede?

No: la sublimità del “Noli me tangere” non ha nulla a che vedere con la sua verosimiglianza di ordine storico o storico-psicologico. Il fascino che esso ha sempre esercitato è di ordine estetico; e in tale dimensione le violazioni della logica possono essere addirittura funzionali.

Dall’ambiguità, dall’enigmaticità trae linfa la suggestione poetica di Amleto e di Monna Lisa, al pari di quella della Francesca e dell’Ulisse danteschi. Figure che devono incantare, far sognare, magari commuovere; ma non convincere in vista di una prova cruciale.

Le scene dei due apostoli e della Maddalena al sepolcro sono state invece scritte, dice l’evangelista stesso ai suoi lettori, “perché crediate” (e ricordiamo che “se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede”); e un altro evangelista, sempre in questi racconti della Risurrezione, ci ammmonisce che “chi non crederà sarà condannato”.

 

Occorrerebbe quindi, a suscitamento della fede, trovare nelle narrazioni i crismi della veridicità storica, non di una seducente verità poetica.

Che è luminosa, ma aleatoria; mentre la fede è “oscura”, ma “certa”.

 

 

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