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Qualche approfondimento Prima di passare alle conlusioni sul fenomeno Medjugorje, crediamo opportuno mettere meglio a fuoco alcune questioni presentate in modo frammentario nei capitoli precedenti, al fine di meglio evidenziare le contraddizioni che nascondono. IL ”SEGNO” E LA CONVERSIONE DEI NON CREDENTI La Madonna ripete spesso che il tempo della decisione è adesso: quando verranno i segreti sarà troppo tardi. Questo implica che “i sopravvissuti” saranno tutta gente che avrà creduto, prima dei segreti. Ma ciò si pone in netta contraddizione con la tesi fondamentale di padre Livio secondo cui tutti i popoli dovranno riconoscere di essere stati salvati dalla croce di Cristo e diventeranno perciò cristiani. A meno che non si voglia sostenere che a perire saranno solo gli evangelizzati non credenti, mentre si salveranno i non cristiani. Nel qual caso avremmo un ulteriore esempio dei guasti dell’evangelizzazione, poiché dal momento in cui Dio rinuncia a mantenersi nascosto, rivelandosi attraverso i segreti, chi riceve la proposta di evangelizzazione nelle mutate condizioni risulta scandalosamente favorito. È come se Dio avesse fatto ad alcuni un’offerta a prezzo assai alto (in termini di sacrificium intellectus), in quanto si teneva “nascosto”, e su di lui si doveva “scommettere” (sicché molti non hanno creduto e sono perciò morti dannati); mentre poi agli altri offre a prezzi stracciati, o addirittura regala la merce, in quanto fornisce una prova inequivocabile della verità del cristianesimo, sicché credere non costa più alcuna fatica (la cosiddetta “fatica del cuore”). È in fondo il problema che abbiamo illustrato in “Nuovo statuto della Rivelazione”. La contraddizione in sé è tale che basterebbe a togliere ogni plausibilità a tutto il discorso dei segreti. L’impressione è che l’autore usi la tesi della necessità di convertirsi prima quando vuole ammonire i cristiani non credenti, e quella del profluvio di conversioni innescato dai segreti quando vuole presentare il trionfo del cattolicesimo su tutte le altre religioni. La conseguenza logica, però (ammesso che in tutto questo sia possibile reperire una logica, s’intende), è la clamorosa discriminazione di cui si è detto. Un problema particolare è costituito dal “segno” che la Madonna lascerà sulla collina delle prime apparizioni come realizzazione del terzo segreto. Esso a detta dei veggenti sarà grandioso, bellissimo e indistruttibile, sì da costituire una testimonianza permanente della presenza di Maria a Medjugorje e propiziare quindi di per sé una gran numero di conversioni. Un’applicazione di tale tecnica di salvezza padre Livio la illustra in risposta a una domanda il mattino del 3 aprile 2003. Commentando il messaggio a Marija del marzo precedente e quello straordinario a Mirjana del giorno 18, sottolinea che la Madonna dice “voglio salvarvi uno per uno [nessuno escluso, dunque!], attraverso le mie venute qui”. “Qui”, egli dice, vuol dire “a Medjugorje”. Ciò però, a suo giudizio (e contro il parere di Jakov, MS 121) non significa che tutti debbano passare dall’Erzegovina: la salvezza nascerà dalla fede suscitata in tutti gli uomini dal “segno”, che egli ritiene potrà venire filmato e mostrato in TV. C’è da dire che, se fosse vero quel che sostiene Jakov, dati i tempi strettissimi a disposizione, dovrebbe riversarsi su Medjugorje, in quattro e quattr’otto, per vedere il “segno”, una massa imponente di increduli in cerca di fede, qualcosa come centinaia e centinaia di milioni di “pellegrini”. In tal caso le strutture dell’accoglienza saranno messe a dura prova. Senza contare che nella corsa al paradiso risulterà avvantaggiato – assai poco evangelicamente - chi potrà permettersi il viaggio in Bosnia (da ogni parte del mondo: anche il trasporto aereo sarà sollecitato in modo straordinario!). I meno abbienti dovranno accontentarsi del monito – squisitamente evangelico, questo – “Beati coloro che non hanno visto e hanno creduto”: non potranno giocarsi la carta del “segno” per arrivare alla fede. Ma, a parte il disaccordo tra padre Livio e il veggente circa la riproducibilità del segno, i pronunciamenti al riguardo da parte di Maria lasciano perplessi: “Anche quando sulla collina lascerò il segno che vi ho promesso, molti non crederanno. Verranno sulla collina, si inginocchieranno, ma non crederanno. È ora il tempo di convertirsi e di fare penitenza.” (19.07.81) “Questo, prima del segno visibile, è un tempo di grazia per i credenti. Perciò convertitevi e approfondite la vostra fede. Quando verrà il segno visibile, per molti sarà troppo tardi.” (23.12.82) “Guai a chi aspetterà il Segno per convertirsi!... molti verranno, può darsi che si inchineranno davanti al Segno, ma malgrado tutto non crederanno” (messaggio dato a Vicka, citato in MM 172). Come si vede, si intrecciano e si confondono qui due diversi tipi di predizione: 1) alla comparsa del segno sarà tardi per convertirsi; 2) il segno non sarà sufficiente per portare alla conversione molti degli increduli. Così la confusione, se possibile, aumenta ancora. Ma non vogliamo continuare con le congetture. Tanto più che, in un messaggio che abbiamo già avuto occasione di citare, la Madonna ha detto senza mezzi termini: “Qui ci sono dei segreti, figli miei. Non si sa di che si tratta; ma quando si verrà a sapere, sarà tardi” (a Mirjana, 28.01.87). Dal che si dovrebbe dedurre addirittura che il tempo dei segreti non porterà alcuna conversione, perché a quel momento i giochi saranno ormai fatti! E nel messaggio del 25.10.85 la Madonna non era apparsa per niente più ottimista: “Soffro molto per i non credenti. Sono anch’essi figli miei. Non sanno quale tremendo destino li aspetta!” Quanto siamo lontani dalla prospettiva del “portare in cielo tutte le anime”! PROBLEMI CONNESSI ALLO SVELAMENTO Il carattere non vincolante delle apparizioni Come sarà possibile punire coloro che alla proclamazione dei segreti non crederanno? Chi resterà indifferente avrà tutto il diritto di farlo con tranquilla coscienza - e senza venire per questo penalizzato - in quanto le rivelazioni private non sono vincolanti, tanto più poi quando non sono state riconosciute dalla Chiesa (e tale presumibilmente sarà ancora il loro statuto al momento dello svelamento). Se si obietta che costoro saranno puniti non per l’incredulità, ma solo in quanto perderanno l’occasione di afferrare l’ultima ciambella di salvataggio, è facile rispondere che si sarebbe allora dovuto provvedere prima a cambiare lo statuto delle apparizioni: il loro carattere non vincolante e, in aggiunta, il mancato riconoscimento finiscono oggettivamente per costituire un invito a non credere, e quindi avrebbero l’effetto di una trappola. In altri termini, la protratta indifferenza della Chiesa costituirà un ottimo motivo per non credere. E, paradossalmente, ciò varrà in particolare proprio per chi avrà una certa informazione sulla vicenda di Medjugorje. Sarebbe forse diverso se a quel momento avvenisse la prima apparizione della Madonna; ma per chi saprà che tutto durava da più di 25 anni (al minimo!) e che la Chiesa aveva sempre fatto orecchie da mercante, sarà normale, dico normale, reagire con un’alzata di spalle, quanto meno al primo segreto. La reazione della Santa Sede Alla rivelazione di tale segreto, tutti i vaticanisti del mondo si precipiteranno dal papa; e in quel momento nessuno vorrà essere nei suoi panni. Il pontefice avrà due possibilità: o ridimensionerà tutto dicendo di non farci caso (fino a che … la Chiesa non si sia pronunciata) o metterà tutti sul chi vive, e in questo caso susciterà un’ondata di indignazione, come già abbiamo sottolineato, il fatto che la Chiesa stessa, e lui in particolare, di tutto questo fino ad allora non avevano detto niente. In effetti, quando il centralino del Vaticano sarà subissato di telefonate da ogni parte del mondo per avere chiarimenti, conferme o smentite (“Ma Lei, Santità, non ne sapeva niente?”), il povero papa, se volesse esser sincero, dovrebbe dire suppergiù: “Sì, qualcosa mi era arrivato alle orecchie, ma pensavo che non fosse una cosa seria. Comunque, se volete saperne di più, rivolgetevi a padre Livio di Radio Maria”. Che salto di qualità per la Chiesa di Roma! Quello sarà uno dei giorni più gloriosi della sua storia bimillenaria. Possiamo fidarci Presentando a Radio Maria le pp. 132-33 di “Satana nei messaggi della Madonna di Medjugorje”, padre Livio aggiunge, a mo’ di commento estemporaneo, di essere convinto che nei giorni fatidici “il papa dirà le stesse cose della Madonna”, e che “la Madonna è una persona seria, sa quello che fa”. La Vergine sarà lusingata per questa pubblica attestazione di stima, per questa patente di buon senso che le viene largita. Del resto, non è superflua: in un precedente capitolo anche noi abbiamo definito del tutto scriteriato il piano di salvataggio del mondo che viene attribuito a Maria, col margine di tre giorni lasciato agli uomini per convertirsi. Evidentemente, o padre Livio o la Madonna stessa, ripensandoci, hanno riconosciuto che si trattava di un’impressione legittima, e ora provvedono a rassicurarci. LE ARMI DELLA BATTAGLIA Qualche accenno soltanto alle armi con cui l’esercito di Maria conduce, e condurrà sino alla fine, la guerra che lo oppone al Demonio. Tali armi sono in primis la preghiera e il digiuno, e più in generale tutti i sacrifici e le rinunce offerti dai fedeli allo scopo di aderire alle pressanti richieste della Madonna. Siamo nel delicatissimo capitolo dell’intercessione, di cui qui non possiamo occuparci. Ma, a parte i misteri dell’ “espiazione vicaria” (per cui finiscono all’inferno i peccatori “che non hanno chi preghi e si sacrifichi per loro”, come ha ricordato la Vergine stessa a Fatima, mentre si salva chi può fruire dei debiti benefìci d’intercessione), va almeno sottolineata la singolarità di una battaglia in cui le armi consistono in preghiere e forme di devoto ossequio a chi dispone della forza decisiva per la vittoria ma dichiara di aver bisogno, per far trionfare il bene, di venire pregato e ossequiato in modo particolare. Un Dio che non accoglie le suppliche dei devoti (ovvero diciamo, per correttezza teologica, che le accoglie “in modo diverso” da quello desiderato dall’orante) si espone all’accusa di arbitrio, ma conserva pur sempre intatta la propria trascendente discrezionalità. Ma un Dio che dichiara preghiere e sacrifici necessari a lui stesso perché egli possa esercitare la sua misericordia, e che quindi si limita in fondo a verificare che essi soddisfino a determinati standard qualitativi e quantitativi, quasi agendo ex opere operato, si abbassa al ruolo di quelle che abbiamo chiamato “cause seconde”. Una cosa è certa. L’avemaria è una preghiera rivolta alla Vergine, la quale dal canto suo può solo intercedere, sia pure autorevolissimamente, per i suoi figli (che infatti le dicono “prega per noi, peccatori”); sicché quando Maria chiede rosari (e quindi avemarie) di cui dichiara di avere assolutamente bisogno, a tutti gli effetti è come se dicesse “Vi prego di pregarmi di pregare per voi”. Ossia: “Io desidero ardentemente aiutarvi, ma non posso farlo se voi non mi pregate di farlo (se non mi pregate, s’intende, con una determinata intensità)”; dove sarebbe assai più conforme alla logica (pur se non può venir preso in considerazione, in quanto blasfemo) un “non voglio farlo”, “non intendo farlo”. Del resto, Bernadette Soubirous ebbe a dire, come ci ricorda spesso e volentieri padre Livio, che “la Madonna ama farsi pregare”. Per quanto riguarda i quantitativi di preghiere e sacrifici necessari per produrre gli effetti desiderati, rimandiamo a quel che già ne abbiamo detto presentando il contenuto dei messaggi. Resta da segnalare l’enfasi militaresca con cui viene abitualmente presentata la battaglia nella quale i devoti sconfiggeranno Satana assicurando l’avvento del tempo luminoso di primavera: combatteranno “col rosario in mano”, ossia a colpi di avemarie. Lo stesso avverrà alla fine dei tempi nella lotta contro l’Anticristo, quando protagonisti saranno gli “apostoli degli ultimi tempi” (naturalmente supermariani) già preconizzati dal Montfort. |
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