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La lectio magistralis di Regensburg
La lectio magistralis tenuta da Benedetto XVI a Regensburg, l’antica Ratisbona, il 12 settembre 2006 ha rivelato al mondo alcuni aspetti della personalità di Joseph Ratzinger sino allora non ben conosciuti. Il clamore suscitato dalla violenta reazione del mondo islamico al discorso papale ha fatto passare in secondo piano i suoi contenuti dottrinali, concentrando l’attenzione sull’opportunità stessa di un così brusco intervento nella delicatissisma problematica dei rapporti interreligiosi. Nei cinque articoli che seguono noi ci permettiamo di aggiungere qualche considerazione al molto o moltissimo che è stato scritto in proposito. Nel primo articolo, “La gaffe di Ratisbona”, tocchiamo il tema dell’impatto mediatico della lectio, insistendo sull’obbiettiva inopportunità dell’intervento papale, in quanto aperta provocazione nei confronti dell’islam. Nei quattro articoli successivi esaminiamo il contenuto speculativo del discorso, ossia il suo spessore teologico e filosofico, che a gran parte dei commentatori è apparso straordinario. A nostro giudizio, è possibile consentire su questo punto solo a condizione che la straordinaria importanza del documento sia cercata nel fatto che esso esibisce con una chiarezza impietosa quella congerie di equivoci e di contraddizioni circa i rapporti tra fede e ragione che già era emersa con l’enciclica “Fides et ratio” di Giovanni Paolo II. Benedetto XVI, facendo onore alla sua fama di teologo di grande autorevolezza, ha ripreso il tema di tali rapporti con una determinazione e una foga che nel discorso di Regensburg hanno toccato l’apice. Noi però riteniamo che tale discorso lasci non poco a desiderare sotto diversi profili: metodologico, storico-filologico, teologico e filosofico. Pertanto, allo scopo di rendere più accessibile l’esposizione, abbiamo condotto l’esame mettendo a fuoco, in capitoli distinti, le carenze che ci sembra di ravvisare a ciascuno di tali livelli. Nella misura consentita dalla sostanza concettuale dei temi toccati, abbiamo cercato di usare un linguaggio il più possibile semplice, facendo anche ricorso ai dizionari dell’uso per chiarire il significato di alcuni termini chiave.
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