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Elencando i tratti più significativi del cristianesimo non presenti né prefigurati nell’AT abbiamo osservato che sono numerosi i casi in cui tra il giudaismo e l’islam si riscontra un’analogia che li differenzia dal cristianesimo. Cercando ora di fare un sommario bilancio degli elementi di concordanza o discordanza fra le tre cosiddette “religioni del Libro”, o “religioni di Abramo” (sempre ricordando che noi consideriamo solo il giudaismo veterotestamentario, prescindendo dagli sviluppi che esso ha avuto nei secoli successivi), possiamo distinguere tre casi: b) concordanza tra cristianesimo e islam, che vede in posizione isolata il giudaismo; c) concordanza tra giudaismo e cristianesimo, che oppone le due confessioni all’islam. Anche nell’islam, infatti, come nel giudaismo, mancano la dottrina del peccato originale e della giustificazione per mezzo della fede, nonché la confessione, e ha uno scarso sviluppo la demonologia; d’altra parte, anche nell’islam abbiamo la circoncisione, i tabù alimentari (con particolare riguardo al maiale), il divieto di rappresentare la figura divina, i sacrifici di animali, il concetto di impurità per contatto (e anche in questo caso il maiale ha un ruolo di primo piano). E la Mecca e Gerusalemme hanno, rispettivamente per musulmani ed ebrei, un valore teologico e sacrale unico, a cui non è neppure lontanamente paragonabile quello che Roma ha per i cristiani. Significativa in particolare la circostanza che il Corano è scritto in arabo e a tale lingua è legato in modo specialissimo: le traduzioni sono solo ripieghi che non sminuiscono l’eccezionalità dell’insostituibile originale arabo. E araba, come si è detto, è la primitiva comunità di credenti, la umma, così come con ummat al-‛arabiyya si indica la nazione araba in quanto comunità di popoli che applicano la legge islamica. Se consideriamo ora il secondo caso, quello delle sintonie rilevabili tra cristianesimo e islam, vediamo che esse sono assai meno numerose e, in genere, di minor rilievo teologico, anche perché per quasi tutte vanno fatte precisazioni che ne ridimensionano la portata. Discorso simile si può fare per quanto riguarda il destino oltremondano delle anime, con separazione dei buoni dai reprobi: nell’islam tale realtà è delineata assai più chiaramente che nel giudaismo - dove è praticamente assente sino all’epoca immediatamente precristiana -, ma non con la nettezza ed il rilievo che hanno inferno, purgatorio e paradiso nell’escatologia del cristianesimo. È poi da ricordare la presenza nell’islam di una mistica, nota anche in Occidente col nome di sufismo. E possiamo pure annoverare tra le analogie col credo cristiano il carattere compiuto e definitivo della rivelazione. Le modalità e gli intenti dell’espansione sono però diversi: per il cristianesimo si tratta di diffondere il proprio credo per assicurare la salvezza del maggior numero possibile di anime, per l’islam di una sorta di colonizzazione spirituale, che riserva alla umma un ruolo di egemonia e di guida. Il terzo caso da considerare, quello delle consonanze tra giudaismo e cristianesimo non condivise dalla prospettiva islamica, ci pare ancora meno ricco di elementi significativi. Di grande riievo è senz’altro il carattere spiccatamente personale (e quindi, per forza di cose, in certa misura antropomorfico) del Dio cristiano, un Dio che a somiglianza di quello veterotestamentario interloquisce con l’uomo in vari modi, soprattutto in occasione della preghiera di supplica; Allah si sottrae invece ad ogni contatto, restando lontano e isolato nella sua assoluta trascendenza. Il primo è il legame con la Palestina, e con Gerusalemme in particolare. È indubbio che per i mussulmani, nonostante la presenza di una “Spianata delle moschee”, e in particolare della moschea al-Aqsa (quella da cui Maometto sarebbe partito per il suo viaggio attraverso i sette cieli in compagnia dell’arcangelo Gabriele), il vincolo è senz’altro assai meno vitale e importante di quello esistente con la Mecca e con Medina. Ma anche per cristiani e giudei il rapporto con la “Terra santa” non è identico. Per i cristiani si tratta di un legame storico e affettivo, non strettamente teologico. Non così per gli ebrei, ovviamente, dato il carattere etnico della loro confessione, che la contrappone all’universalismo cristiano. Per i cristiani comunque tale Scrittura, per quanto importante, rappresenta solo una “preparazione” alla piena rivelazione di Dio contenuta nel Nuovo Testamento; prospettiva, questa, ovviamente inaccettabile per i giudei. Lo sdegnoso rifiuto spesso opposto da parte cristiana alla formula “le tre religioni del Libro” (o “le tre religioni abramitiche”) è quindi solo parzialmente giustificato. Il rifiuto presuppone infatti un’essenziale alterità dell’islam rispetto alle due religioni bibliche, viste come strettamente imparentate; mentre in realtà la religione veterotestamentaria è più vicina all’islam che al cristianesimo. |
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