Deprecated: Function get_magic_quotes_gpc() is deprecated in /home/clients/e44d892d5628c62c69b2429e4bc511ff/controapologetica/www.controapologetica.info/testi.php on line 16
controapologetica
 
Saturday, 20 April 2024
   HOME | CHI SIAMO         ELENCO DEI TESTI             STRUTTURA DEL SITO  |  AVVERTENZE  |  ABBREVIAZIONI     
   
  PRECEDENTE
 

 

            Tra Fatima e Medjugorje

 

 

 

 

 

Fatima è, potremmo dire, la madre di tutte le rivelazioni private moderne. Essa dà il la a un incontenibile proliferare di mariofanie, cristofanie e locuzioni interiori. Qui ci limitiamo a segnalare alcune caratteristiche che accomunano tali presunte manifestazioni del soprannaturale.

 

a) Moltissime si richiamano esplicitamente a Fatima, esibendo qualche addentellato con le apparizioni in terra portoghese. Poter vantare un legame con le celebri apparizioni del 1917 significa disporre di un avallo prodigioso.

 

A volte il legame è decisamente bizzarro. Ad esempio, Rosa Quattrini, la veggente di San Damiano, pochi giorni prima del segno del “pero fiorito” lasciatole dalla Madonna, ricevette la visita di “due sposi insieme al loro figlioletto di 5 anni: erano i cugini di suor Lucia di Fatima!” (PF 168).

 

Singolare anche la richiesta avanzata dalla Madonna alla veggente di Montichiari nel 1966 (dopo quasi vent’anni di apparizioni!): il grano di un certo campo doveva essere inviato a Roma e di qui a Fatima perché vi divenisse pane eucaristico. “E quel grano, macinato, giunse al Santo Padre che lo benedì personalmente. Ennesima curiosa coincidenza, era presente in Vaticano il vescovo della Diocesi a cui Fatima appartiene, che ebbe così una parte di quel frumento! Le ostie per Fatima erano assicurate” (PF 132).

Ci si chiede perché mai, per “assicurare” la distribuzione dell’eucarestia in Portogallo, occorresse proprio la farina di Montichiari. Del resto, in seguito si sarà pur dovuto tornare all’impiego di grano portoghese. È incredibile la macchinosità di certi progetti del Cielo per suscitare la fede sopita dei mortali.

 

Alla luce di questa pressoché costante presenza di Fatima sullo sfondo delle apparizioni del XX secolo, si comprende come lo sporadico accenno fattone dalla Vergine a Medjugorje nel 1991 (“… perché con il vostro aiuto si realizzi tutto ciò che voglio realizzare secondo i segreti iniziati a Fatima”), unica menzione in decine di migliaia di comunicazioni e messaggi vari, sia da considerare fatto di routine.

 

Altro “testimonial” di prestigio che non di rado ha un qualche ruolo nella vicenda delle apparizioni è padre Pio. Basterà ricordare, tra i casi di maggior spicco, quelli di San Damiano (dove all’inizio il frate è quasi coprotagonista) e di Finca-Betania (veggente Maria Esperanza).

 

b) Quasi tutte le rivelazioni sono profetiche nel senso pieno del termine, sono cioè predizioni di eventi futuri.

 

c) Molte hanno contenuto apocalittico: il mondo si trova a un bivio, dicono in sostanza, e rischia la distruzione; parecchie preannunciano catastrofi planetarie per la seconda metà del ‘900.

 

d) Non è raro trovare preannunciato il Trionfo del Cuore immacolato di Maria, o comunque una vittoria del bene sul male destinata ad aprire una parentesi di pace nella Storia. Anche il Trionfo del Cuore di Maria è previsto per la seconda metà del ’900, in ogni caso entro la fine del secolo.

 

e) Questi dati circa i tempi di attuazione delle profezie catastrofiche o trionfalistiche ci dicono già chiaramente che gran parte di esse può considerarsi fallita.

Per la verità, la stessa Lucia di Fatima aveva inanellato una serie di previsioni destinate ad essere smentite dai fatti. Ad esempio: “Dio punirà il mondo e lo farà in modo terribile. La punizione del Cielo è imminente. Padre, quanti giorni mancano all’arrivo del 1960? Sarà un anno molto triste per tutti …”; e argomentava che si fosse ormai giunti alla fine dei tempi. Di più: aveva predetto che “molte nazioni” sarebbero state annientate; e non aveva dubbi sul fatto che la Russia sarebbe entrata in possesso del mondo intero (SNS 51, 56).

Certo, non allegava precise indicazioni della Vergine, ma doveva comunque avere ottimi elementi per esprimersi in quel modo.

 

D’altra parte, già a La Salette Maria aveva rivelato a Melania, insieme a una quantità di eventi disastrosi (tra cui l’Anticristo insediato a Roma) senza indicazione di data, un termine preciso per l’uscita di Lucifero dall’inferno insieme a un gran numero di demoni: il 1864.

Ma in tale anno non risulta sia accaduto nulla di matrice diabolica … a meno che non si voglia considerare tale la pubblicazione del “Sillabo”.

 

Così, risultano non avveratesi, tra le cento che si potrebbero citare, le terribili profezie di Elena Aiello, i cui eventi erano definiti imminenti a metà del secolo (tra l’altro la Russia avrebbe innalzato la sua bandiera sulla cupola di San Pietro).

Lo stesso dicasi della predizione affidata dalla Vergine a Teresa Musco: “il Padre manderà un grande castigo nella seconda metà del secolo e Satana giungerà alla sommità della Chiesa”.

 

E ormai “scadute” risultano le ripetute asserzioni di don Stefano Gobbi circa il Trionfo del Cuore immacolato di Maria entro il 2000 (termine fatidico il 1998, in quanto triplo del famigerato 666 indicante la Bestia nell’ “Apocalisse”).

Non può certo bastare la caduta del regime sovietico a configurare tale trionfo. La pace nel mondo è più che mai di là da venire; anzi, secondo la Madonna di Medjugorje, proprio dal 2000 Satana risulta slegato!

 

Ormai … caduto in prescrizione pare anche il segreto confidato dall’Arcangelo Gabriele nel ’46 a Maria Valtorta e che la veggente portò con sé nella tomba. Un segreto, disse l’angelo, ben più tremendo del segreto di Fatima; e da non rivelare “perché gli uomini, anche questi per cui è emesso, non meritano di conoscerlo” (PF 173).

 

Spesso in tali profezie è contemplata più o meno esplicitamente la venuta gloriosa di Cristo (la cosiddetta ‘parusìa’) e quindi, si dovrebbe dedurne, la fine del mondo. Ad esempio, a don Gobbi nel 1988 la Vergine dice che nei seguenti dieci anni si avranno la grande apostasia, la grande tribolazione e il grande castigo, destinati a preparare il mondo “alla seconda venuta gloriosa di mio figlio Gesù, nel trionfo del mio Cuore immacolato”.

Ciò prospetta un’altra serie di problemi, riguardanti l’inserimento del trionfo del Cuore immacolato nella successione Anticristo-parusia. Su questo tema torneremo parlando dei segreti di Medjugorje.

 

Ancora una notazione curiosa pescata nel mare magnum delle rivelazioni. A Maria Giulia Jahenny negli anni Trenta Gesù dice: “Io verrò sul mondo peccatore con un terribile rombo di tuono, in una fredda notte d’inverno” (PF 249).

Qui, a sentir la veggente, Gesù ha completamente dimenticato l’esistenza dei fusi orari e degli emisferi terrestri, in virtù dei quali la fredda notte d’inverno in Europa è addirittura, ad esempio, una calda giornata d’estate in Sud America, dove pure vi sono credenti cattolicissimi, di cui il Cielo dovrebbe tener conto.

 

f) Numerose sono le rivelazioni in cui al(la) veggente viene affidato, come già a Lucia di Fatima, un messaggio da recapitare al Papa. Abbiamo già citato il caso di Adelaide Roncalli, latrice di una comunicazione celeste a Pio XII. Lo stesso Pio XII fu protagonista di un evento straordinario, che Mantero così racconta:

 

Dopo aver studiato le Sacre Scritture e i Padri della Chiesa, prima di decidere la proclamazione del Dogma dell’Assunzione di Maria, in anima e corpo, in Paradiso, per prudenza, domandò alla Madre di Dio di fornirgli lei stessa la conferma finale. E la Vergine si manifestò al piccolo Gilles Bouhours, nato a Bergerac nel 1944. La Madonna gli confidò un segreto da rivelare soltanto al Vicario di Cristo in terra, ossia Pio XII! Gilles sarà ricevuto in privato dal Papa il 1° maggio 1950. Esattamente sei mesi più tardi, cioè il 1° novembre 1950, il Pontefice proclamava nella Basilica di San Pietro il dogma dell’Assunzione di Maria. (PF 134-35)

 

 

La Madonna dunque si attiene rigorosamente, anche in occasioni tanto straordinarie come la proclamazione di suoi dogmi, al principio di non comunicare nulla direttamente al Papa, ma di mandargli eventualmente un suo messaggero scelto ad hoc. Per il resto, gli mandò un “segno”, un “miracolo del sole” simile a quello di Fatima. Pare invece che al Papa sia comparso Nostro Signore, ma non risulta che gli abbia comunicato cose riguardanti la Chiesa e il mondo.

Va ribadito che Pio XII fu senz’altro, tra i pontefici, il più disponibile al contatto con veggenti o presunti tali, da Luigina Sinapi a Bruno Cornacchiola, da Adelaide Roncalli a Pierina Gilli.

 

f) Quasi un Leitmotiv delle apparizioni è costituito da denunce di corruzione e di deviazioni dottrinali da parte del clero, sino ai più alti gradi gerarchici; un precedente illustre si era avuto a La Salette.

È però regola pressoché costante che dalle accuse sia esentato il pontefice, presentato anzi come vittima delle manovre più o meno sataniche dei suoi  collaboratori. Nei rari casi in cui la denuncia investe direttamente il Santo Padre, scatta spesso la mannaia della sconfessione ufficiale, come è avvenuto per Vassula Ryden.

 

g) Nella miriade di rivelazioni private fiorite in questo periodo, accanto alle poche per qualche motivo già menzionate ve n’è una che merita di essere ricordata in quanto ha segnato il punto di massimo scontro fra varie “anime” presenti nella Chiesa: un vero e proprio signum contradictionis.

Si tratta del ciclo di apparizioni della Vergine a Garabandal, in Spagna, protagoniste in qualità di veggenti quattro ragazze dell’età di undici-dodici anni all’inizio delle mariofanie, che si protrassero poi per quattro anni, dal 1961 al ’65.

Notevolissima fu l’evidenza di manifestazioni “preternaturali”, convalidate da attestazioni autorevoli e non sospette, e non mancarono partecipazione popolare e afflusso di pellegrini.

 

Ma ciò che più caratterizzò il fenomeno fu la pressoché perfetta coincidenza cronologica con il Concilio Vaticano II.

Sintetizzando brutalmente, possiamo dire che la spaccatura che le apparizioni di Garabandal misero a nudo, e in parte contribuirono esse stesse a creare, può venire definita come contrapposizione, nella Chiesa, fra una “destra” e una “sinistra”. È stato scritto che Garabandal fu la risposta “di destra” al Concilio: risposta provvidenziale, dovuta ad iniziativa celeste, per alcuni, reazione scomposta ed isterica per altri.

 

La contrapposizione si manifesta a vari livelli: dottrinale, liturgico, ecclesiale, sociale, politico; e non sempre chi è schierato su un fronte riguardo a certi problemi si trova sulle medesime posizioni a un livello diverso.

Sul piano dottrinale abbiamo ovviamente lo scontro tra il conservatorismo dogmatico e la tendenza a ridimensionare la portata di certe verità di fede di più difficile accettazione per la coscienza dell’uomo moderno, specialmente in vista di un dialogo con le altre confessioni, in prospettiva “ecumenica” (termine e concetto allora relativamente nuovi).

Uno dei terreni su cui lo scontro si farà più aspro nel periodo postconciliare è la proliferazione di movimenti, tra cui particolarmente osteggiato quello neocatecumenale.

 

Per quanto riguarda la mariologia, che più ci interessa, basterà ricordare la spaccatura in due gruppi pressoché equivalenti che si ebbe nella votazione conciliare circa l’opportunità di “reintegrare lo schema sulla Vergine in quello sulla Chiesa”. Tale reintegrazione appariva a molti, come dice Laurentin, “un avvilimento della Vergine regina al livello degli altri cristiani, un’azione minimista” volta a sancire il “riflusso del movimento mariano”, movimento che aveva celebrato i suoi massimi fasti un secolo prima con la definizione del dogma dell’Immacolata (“Breve trattato sulla Vergine Maria”, p. 140).

Proprio il risultato sfavorevole della votazione indusse verosimilmente il neoeletto Paolo VI a proclamare con un’iniziativa personale, quasi a mo’ di compensazione, Maria “Madre della Chiesa”.

 

Sul piano liturgico è superfluo ricordare la battaglia per la lingua della messa, che portò poi allo scisma di mons. Lefèbvre; e sul piano ecclesiale il conflitto, sempre attuale perché ineliminabile, per la ripartizione delle competenze tra il pontefice e l’episcopato, ossia per il governo della Chiesa.

 

I campi in cui meglio si possono impiegare i termini di “destra” e “sinistra” sono ovviamente quelli della politica sociale (con i corollari della “teologia della liberazione”, e in generale del terzomondismo) e della politica internazionale, con l’impiego di tutte le risorse della diplomazia, in cui il Vaticano ha una lunga tradizione di abilità consumata.

 

All’inizio degli anni Sessanta gli sforzi della Chiesa si concentravano sulla cosiddetta Ostpolitik, ossia sulla ricerca di un modus vivendi col regime sovietico, al fine di garantire un minimo di rispetto e di libertà alle chiese dei paesi satelliti di Mosca. Abbiamo già accennato al fatto che proprio per non vanificare tali sforzi i padri conciliari provvidero a non menzionare mai nei documenti ufficiali marxismo, socialismo e comunismo.

L’Ostpolitik, condotta da mons. Casaroli, era particolarmente invisa ai tradizionalisti, ma aveva un potente fautore nello stesso Paolo VI, che ne era già stato protagonista quando era segretario di Stato. Sicché il pontefice, alleato dei tradizionalisti sul fronte mariologico, si contrapponeva loro su quello politico.

 

Il papa meno accetto ai conservatori fu ovviamente il promotore stesso del Concilio, Giovanni XXIII; il più amato - e rimpianto - Pio XII.

Questi, comparendo in visione alla veggente, figura addirittura nel ciclo di apparizioni di San Damiano, quello che più di ogni altro pare abbia avuto il compito di “fiancheggiare” Garabandal nella lotta contro le innovazioni  conciliari. Tant’è vero che oggi San Damiano, ignorato da Roma, è divenuto proprio un feudo dei lefebvriani.

Col che vediamo un’ulteriore variabile che può comparire nel gioco del riconoscimento delle apparizioni: se da un lato la Chiesa è lieta di sbarazzarsi di certi dossier che giudica pericolosi, dall’altro deve temere che ciò che essa rifiuta venga acquisito dalla concorrenza e quindi implicitamente usato contro di lei.

 

Un’ultima annotazione sulla problematica “politica” indirettamente innescata dal Concilio. I malumori suscitati dall’assise ecumenica contribuirono a ridare vigore alle denunce, da parte dei tradizionalisti (in prima fila i lefebvriani, e ultimamente don Stefano Gobbi) di presunte infiltrazioni massoniche nella Chiesa.

Le drammatiche vicende che hanno avuto per protagonisti lo IOR e il Banco Ambrosiano, Licio Gelli e l’arcivescovo Marcinkus, Michele Sindona e Roberto Calvi starebbero a dimostrare che il fumo di Satana che Paolo VI aveva deplorato fosse ormai penetrato nella Chiesa (come già aveva detto la Madonna a Garabandal nel cosiddetto “messaggio segreto”) non riguardava solo il dogma, ma anche il costume e la moralità, e ai più alti livelli.

Per gli amanti del giallo, l’ultimo atto di questa corruzione ormai dilagante sarebbe rappresentato dalla subitanea e per certi versi “misteriosa” scomparsa di Giovanni Paolo I.

 

Noi, che non ci siamo occupati del giallo del Terzo segreto, a maggior ragione non ci occuperemo di questo. Ma era necessario accennare alla complessa problematica di tensioni, per non dire veleni, che fa da sfondo e dà il tono a tante rivelazioni private, soprattutto dell’ultimo mezzo secolo.

Era necessario per ricordare che la Chiesa è divisa da contrasti profondi, che proprio nelle asserite manifestazioni del soprannaturale trovano un canale di espressione privilegiato. Il che, ovviamente, non può che accrescere la naturale diffidenza della gerarchia ecclesiastica. 

 

Su Garabandal la Chiesa, nonostante alcuni apprezzamenti lusinghieri di Paolo VI (tanto più significativi se si considera il distacco con cui egli trattò suor Lucia) si è pronunciata negativamente, pur tra notevoli contrasti.

Ci siamo soffermati su questa sfortunata vicenda perché, a torto o a ragione, essa ha costituito, e in parte costituisce tuttora, una bandiera per molti che hanno accettato a malincuore le aperture, il rinnovamento -  l’ “aggiornamento”, per dirla con Giovanni XXIII - portati dal Concilio nella Chiesa.

E sono numerosissime le rivelazioni private che negli anni Sessanta e Settanta esprimono severe censure, se non proprio una sconfessione aperta, nei  confronti dello spirito conciliare.

 

Ma ad un tratto, con l’avvento di papa Wojtyla, qualcosa cambia, per tutti: egli sembra conquistare la fiducia dei tradizionalisti e dei novatori. Si può dire che la Madonna, apparendo, ha quasi sempre avuto per lui espressioni di apprezzamento, deplorando tutt’al più che i collaboratori gli legassero le mani.

Dal canto suo, dopo la tardiva “scoperta” di Fatima, il papa che ha voluto proclamarsi “totus tuus” ha sempre scrupolosamente ignorato tutte le madonne che gli si agitavano intorno.

A cominciare da quella di Medjugorje, che ciò nonostante a poco a poco è divenuta la protagonista assoluta sulla scena delle apparizioni.

                  inizio testo





 Copyright © 2006-2012 controapologetica.info -  All rights reserved. powered by giroweb