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controapologetica
 
Saturday, 30 March 2024
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                                    LA DIFESA DI PADRE LIVIO 

 

 

 

 

 LA STRATEGIA DIFENSIVA

 

Padre Livio basa la sua strategia difensiva sull’ostentazione di un’assoluta calma: gli sviluppi dell’affare Vlašić erano per lui (così almeno ci vorrebbe far credere) non solo ampiamente previsti, ma addirittura attesi con impazienza.

 

Praticamente fin dal suo primo contatto con Medjugorje, nel marzo dell’85, egli avrebbe fiutato la presenza di “un filone gnostico-eretico”; e arriva ad attribuirsi il merito di aver interpretato come allusione all’opera di padre Vlašić la denuncia, fatta dalla Vergine nell’estate di quell’anno, del tentativo di Satana di impadronirsi di “parte del suo piano”.

Si cercava, dice, di dare un nuovo inizio a Medjugorje sostituendo i veggenti: il riferimento è ovviamente a Jelena Vasilj e Marijana Vasilj, la prima delle quali fu chiamata da p. Tomislav a dirigere con lui il gruppo di preghiera di cui fece parte anche Marija Pavlovic.

 

Ora, questa tesi è manifestamente insostenibile, poiché, dopo aver detto il primo agosto “Satana ha preso una parte del mio piano e vuole farlo proprio”, già un mese dopo, il 5 settembre, la Madonna dava il cessato allarme: “Il piano di Satana è fallito”; mentre noi sappiamo che l’opera nefasta di padre Tomislav era ben lungi dall’essersi conclusa.

Inoltre, il fatto che Marija abbia continuato per quasi tre anni a collaborare col religioso fa escludere nel modo più assoluto che la Madonna l’avesse già inquadrato come nemico di Medjugorje, come un vero e proprio strumento satanico.

 

Mostrandosi soddisfatto della condanna ufficiale di Tomislav Vlašić, padre Livio si dà l’aria di trattenere un trionfalismo che sarebbe poco cristiano. Mostra imbarazzo per la delicatezza del caso che lo costringe a mettere in piazza le colpe di un consacrato. Non vorrebbe infierire sull’avversario vinto, insomma; ma, visto il clamore suscitato dalla vicenda nel web, dopo lunga riflessione ha deciso – così afferma - di parlare apertamente, perché “è nel DNA di Radio Maria dire la verità nella carità”.

Della condanna del frate, dice, bisogna ringraziare la Vergine, e anche un poco Radio Maria e lui stesso. E naturalmente bisogna ringraziare la Chiesa, che egli si preoccupa persino di scagionare dall’accusa di aver usato la mano troppo pesante, dato che il reprobo, benché ripetutamente richiamato, non aveva mai voluto tornare sulla retta via.

 

Il Nostro vorrebbe insomma dare l’impressione di aver accolto lo scoppio del bubbone come uno sviluppo benefico, positivo per la causa di Medjugorje. E osa addirittura ascriversi a merito anche il fatto di aver sempre osservato il silenzio più assoluto sul religioso ribelle: “Quando mai avete sentito nominare padre Tomislav Vlašić a Radio Maria? Mai, mai, mai!”

Così, quella che è clamorosa opera di disinformazione viene spacciata per atteggiamento protettivo nei confronti degli ascoltatori, a cui sarebbe stato risparmiato il contatto con quella sozzura che ora fatalmente viene alla luce.

 

Ma c’è di più: la medesima preoccupazione di salvaguardia della purezza del fenomeno Medjugorje viene attribuita alla Curia romana, che si sarebbe decisa a denunciare la pecora nera proprio nella “piena consapevolezza della grandezza e bellezza del dono di Medjugorje sul quale la Chiesa vigila ed è pronta ad intervenire, eliminando i tentativi di inquinamento e strumentalizzazione, e preservando così nella sua integrità il messaggio di Maria Santissima”.

Come dire che a Roma son tanto innamorati della Madonna di Medjugorje e delle sue apparizioni che han deciso di ricorrere ai provvedimenti disciplinari contro padre Vlašić proprio per non vedere offuscato lo splendore di un simile gioiello.

 

Ma la realtà è ben diversa, e padre Livio lo sa benissimo. Sa benissimo, cioè, che ora più che mai il barometro dei rapporti tra la Santa Sede e Medjugorje segna brutto tempo. Egli non ha torto quando dice che dal fatto che il caso Vlašić sia stato trattato dalla Congregazione vaticana “nel contesto del fenomeno Mejugorje” non si è autorizzati a concludere che si tratti di una mossa volta a liquidare le apparizioni.

Ma non può non vedere che le analogie che egli si affanna a cercare con Lourdes e con Fatima, dove pure intorno al nucleo originario e autentico delle mariofanie erano spuntati come funghi falsi veggenti e carismatici d’ogni tipo, sono assolutamente inconsistenti.

 

A Lourdes e a Fatima infatti si trattava di fenomeni esterni a quel nucleo, ossia di escrescenze patologiche facilmente individuabili come tali; tant’è vero che solo gli specialisti ne conoscono i dettagli. Ma qui abbiamo a che fare con un personaggio che ha per anni ricoperto un ruolo di grande rilievo nella storia di Medjugorje, e per di più era presente sulla scena già nell’agosto dell’81, a meno di due mesi dall’inizio delle apparizioni.

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 LA SGRADEVOLE REALTÀ:  PADRE TOMISLAV PUPILLO DI MARIA  

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Questo è il punto: sono numerose e inequivocabili le attestazioni di stima, da parte della Vergine stessa, nei confronti del religioso che pur già aveva preso a tralignare.

Per fugare ogni dubbio, vediamone un elenco, sulla scorta del blog di Marco Corvaglia, al quale rimandiamo per ulteriori dettagli.

 

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- Il 6 ottobre 1981 la Madonna dà ai veggenti la seguente istruzione:

“Padre Tomislav deve cominciare con il gruppo di preghiera. E’ necessario. Padre Tomislav deve pregare con fervore”  

- Il giorno seguente, al frate che ha fatto chiedere alla Vergine se si deve fondare a Medjugorje una comunità simile a quella di san Francesco, giunge la seguente risposta:

Dio ha scelto San Francesco come suo eletto. Sarebbe bene seguire la sua strada”

- Il 28 febbraio 1982 la Madonna dice ai veggenti:

"Ringraziate tanto Tomislav. Egli vi guida così bene" [sic!]

- “Il 28 maggio 1983 è ancora il francescano il prescelto dalla Gospa per fondare un nuovo gruppo di preghiera, che sarà guidato da lui e dalla "veggente di seconda generazione" Jelena.”

- “E il successivo 3 giugno, dopo che Vlašić ha intrapreso la fondazione del gruppo di preghiera, i veggenti "principali" chiedono alla Madonna:

"Cosa desideri da padre Tomislav? Ha cominciato bene?"

Risposta: "Sì, bene, che egli continui "”.

Tutti questi messaggi sono tratti dal Corpus Chronologique des Messages di René Laurentin. Quello che invita i veggenti a ringraziare il frate perché li “guida così  bene” proviene dal diario di Vicka, e Corvaglia pubblica la pagina manoscritta che lo contiene.

- Nella cronaca parrocchiale, poi, alla data 5 mazo 1984, figura quanto segue:

“Visione – Anche stasera i quattro veggenti hanno avuto la visione
[...] Oggi ha parlato di più con Ivan Dragićević [...]
[La Madonna] gli ha detto anche di affidarsi a fra Tomislav Vlašić per essere avviato spiritualmente”.

Anche di questo testo manoscritto figura il facsimile nel blog di Marco Corvaglia. Il quale così conclude, su questo tema:

“In seguito, le dimostrazioni di favore e di predilezione della Gospa nei confronti di Vlašić non si fermano. Tanto per fare un esempio, il 25 ottobre 1985, nel Corpus dei messaggi troviamo quanto segue:

"Lo stesso Tomislav Vlašić, a cui la Vergine aveva affidato una missione tramite Jelena, fa chiedere [alla Madonna, n.d.a.] da Marija:

- Come fare?
- Non ti preoccupare. Io ti aiuterò"
[Corpus Chronologique des Messages, pag. 294]”

 

Come si vede, dunque, è ozioso discutere se padre Tomislav fosse o meno il direttore spirituale dei veggenti: qui non si fa questione di titolatura ufficiale. Di fatto, egli lo era; o, se si preferisce, diciamo che era la guida spirituale dei sei giovani; e lo era – dettaglio, questo sì, assai importante – proprio per designazione esplicita da parte di Maria.   

 

A questo punto occorre ricordare la lettera scritta al papa dal religioso a nome dei veggenti il 2 dicembre 1983 per iniziativa e col benestare della Vergine. Noi ne abbiamo parlato a suo luogo per esaminarne il contenuto, definendola documento di eccezionale importanza per molteplici ragioni.

Ora possiamo aggiungere che, anche se in essa il frate svolgeva semplicemente un ruolo di portavoce, il fatto stesso che la Madonna gli abbia affidato un simile compito – obiettivamente delicato e prestigioso - dimostra che nutriva per lui una notevole stima. Al tempo stesso l’episodio dimostra, o meglio conferma, che egli godeva della piena fiducia dei veggenti.

 

Altro particolare che merita di venire sottolineato tra quanto emerge dai messaggi sopra riportati è che la “veggente di seconda generazione” Jelena Vasilj godeva del beneplacito della Madonna, checché ne dica padre Livio, per il quale Jelena e la sua omonima Marijana non meritano la minima considerazione, in quanto rappresenterebbero solo maldestri tentativi di prendere il posto dei veggenti autentici.

 

Ancora: è opportuno segnalare che padre Tomislav si trovò in piena sintonia anche con un altro protagonista di Medjugorje, sulla cui “ortodossia” di convinto sostenitore delle apparizioni tutti concordano, a cominciare proprio dalla Madonna, che quando egli morì, nel dicembre dell’anno 2000, si premurò di comunicarne tempestivamente l’avvenuto ingresso in paradiso.

Si tratta di padre Slavko Barbaric, insieme al quale padre Vlašić scrisse “a quattro mani quattro libri, tra il 1985 e il 1987, editi dall' "Associazione Amici di Medjugorje", con sede in Via Nirone 9 a Milano”.

 

Degno di rilievo è poi il fatto che su padre Tomislav si siano pronunciati in modo decisamente positivo due autorevolissimi sostenitori delle apparizioni come René Laurentin e l’arcivescovo di Spalato mons. Frane Franic. Questi in un’intervista rilasciata a fra Slavko Barbarić, il 18 dicembre 1984, dichiarò di aver ricevuto di fra Tomislav Vlašić un’ “impressione profonda”, precisando: “È su un cammino di santità che ne caratterizza il distacco e la forza interiore”.

 

A poco serve dunque che padre Livio si premuri di affermare che “ciò che sostengono René Laurentin o mons. Frane Franic circa la persona di padre Tomislav sono […] da considerarsi come opinioni personali”. Il guaio, ineliminabile, è che cantonate simili le hanno prese proprio esponenti del clero appartenenti alla minoranza schierata a difesa di Medjugorje, i quali in tal modo screditano se stessi e, indirettamente, la causa che sostengono.

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 IL COMPROMETTENTE APPOGGIO DI MARIJA 

 

Nella nostra rassegna delle credenziali rilasciate a padre Tomislav dalla Madonna e da medjugoriani insospettabili siamo giunti sino al termine del 1985, quando già il frate era stato allontanato dalla parrocchia di san Giacomo.

A questo punto non resta che esaminare l’ “avventura italiana” di Marija, e vedere come padre Livio cerchi di giustificare l’incredibile comportamento della veggente quale risulta dai due testi da lei scritti a proposito dell’ “aggregazione” “Regina della pace” e da noi già riportati nel capitolo precedente.

 

Il direttore di Radio Maria ignora praticamente il primo documento, lasciando che se ne intuisca l’esistenza solo dalle allusioni contenute nel secondo; e quanto a quest’ultimo, costituito dalla lettera inviata da Marija alla Congregazione per la dottrina della fede nel luglio dell’88, lo presenta in termini quasi misteriosi, con l’aria di chi è convinto di calare l’asso decisivo, di impiegare un’arma segreta in grado di costringere tutti al silenzio: “Si tratta di un documento inedito, di cui posseggo una fotocopia autografa e che abbiamo pubblicato sul sito web di Radio Maria”.

Ora, il documento è indubbiamente raro, ma la fotocopia in questione compare anche in altri siti internet. Padre Livio poi vorrebbe dare l’impressione che si tratti di una sapientissima mossa della Vergine, che avrebbe fatto redigere una dichiarazione per così dire “a futura memoria” allo scopo di rintuzzare preventivamente eventuali tentativi di distorsione dei fatti, quasi in previsione di una disputa giudiziaria: un tentativo di precostituirsi una sorta di alibi per poter affermare un giorno “noi l’avevamo già detto”.

 

Quello che più conta comunque sono i contenuti della lettera: non si tratta di una smentita, come afferma padre Livio, bensì di una ritrattazione.

Nonostante l’ambiguità della forma, con cui disperatamente si cerca di salvare le apparenze (“Dai testi […] appare che io avrei portato” […]; “appare che la Madonna mi avrebbe mostrato …”), Marija, mentre respinge come infondata la pretesa di padre Vlašić di vantare per la sua comunità credenziali medjugoriane, non può negare di averle a suo tempo avallate con la propria firma e il proprio comportamento.

 

È fuori luogo pertanto che padre Livio accusi di “millantato credito” il religioso bosniaco per aver esibito l’approvazione della Madonna comunicatagli attraverso la veggente. Dice bene Marco Corvaglia: “Questa lettera costituisce […] una gravissima ammissione di responsabilità da parte della stessa Marija, che confessa di aver lasciato che Vlašić strumentalizzasse lei e la Madonna. E non mi sembra poco”.

Neanche a noi sembra poco. Nell’aprile dell’88 erano quasi sette anni che Marija vedeva quotidianamente la Vergine, e certo negli ultimi tempi le aveva confidato le sue aspirazioni a una vita di preghiera a cui dedicarsi in una comunità. E la Vergine le aveva confermato in termini inequivocabili il suo parere favorevole circa la comunità di padre Vlašić!

 

Se la veggente che goffamente si smentisce fa la figura del pulcino nella stoppa, dal canto suo la Madre celeste, che padre Livio ama definire “prudentissima” (spesso precisa: “la Madonna è furba, a lei non la fa nessuno”), appare più ingenua di una scolaretta. Sette anni non le erano bastati per capire di che pasta era fatto quel frate!

La cosa è tanto più grave in quanto molta gente se n’era già accorta, anche nella Chiesa, a cominciare dal vescovo di Mostar. Ed è impossibile non osservare che la Madonna avrebbe almeno in parte evitato la colossale gaffe (ossia avrebbe aperto gli occhi un po’ prima) se avesse chiesto consiglio a padre Livio, che a suo dire aveva fiutato il marcio già nella primavera dell’85, al suo primo approdo a Medjugorje.

 

E padre Livio a sua volta avrebbe risparmiato alla Madonna l’enormità della gaffe se avesse debitamente parlato di padre Tomislav nelle sue trasmissioni e nei suoi libri, facendo nomi e cognomi, invece di mantenere un silenzio omertoso.

La Vergine, che probabilmente, tempo permettendo, ascolta Radio Maria e consulta le opere di Livio Fanzaga, sicuramente presenti nella biblioteca del Cielo, sarebbe stata messa sull’avviso.

 

Sta di fatto che il sacerdote di Erba appare molto più perspicace, o quanto meno più smaliziato e più esperto di lei delle cose del mondo. (Più smaliziato e guardingo anche di Antonio Socci, che incautamente sbandiera la lettera di padre Tomislav; così come grida il suo entusiasmo ad esempio per una “novità” su cui il prudente padre Livio osserva invece il medesimo nobile silenzio: le congetture filologiche della “Scuola di Madrid” circa il presunto Urtext aramaico dei quattro vangeli canonici, congetture che Socci, corrivo fino all’ingenuità, arriva a definire “il testo autentico dei vangeli”!).

 

VITTORIA DI PIRRO 

 

La vittoria che padre Livio finge di festeggiare sull’aborrito Vlašić è comunque una vittoria di Pirro. Conoscendo presumibilmente quanto fosse traballante la reputazione del frate, egli poteva solo augurarsi che tutto rimanesse nascosto.

Ora non può non temere che i riflettori puntati su padre Tomislav, oltre a far venire a galla la storia della lettera che egli aveva occultato, mettano in luce la profonda, indifendibile compromissione dei veggenti e della Madonna stessa col religioso sanzionato dal Vaticano.

È difficile “ridimensionare”, per scindere le responsabilità del reprobo da quelle di chi per tanto tempo l’ha portato in palma di mano.

 

Abbiamo detto dell’improponibilità del paragone con i casi di Lourdes e di Fatima. Altrettanto improponibile è l’analogia che si vorrebbe stabilire con la figura di Giuda, pretendendo di vedere Maria nel ruolo, che già era stato del Figlio, di chi è vittima di un tradimento.

Gesù infatti non aveva affidato al discepolo un ruolo di spicco quale risulta essere stato quello di Vlašić, privo di colleghi nella sua condizione di portavoce/guida dei veggenti (che per anni l’hanno quasi coccolato); e soprattutto aveva addirittura ripetutamente preannunciato il tradimento.

Quali che siano stati i motivi che hanno indotto Gesù a volere che questo si compisse, è impossibile scorgere in lui una vittima della propria sventatezza, mentre è legittimo vedere in tale ruolo Maria, letteralmente scivolata su una buccia di banana.

 

Tra le argomentazioni difensive che mirano a condannare padre Tomislav salvando però Medjugorje, si sente spesso affermare che è inutile richiamare i casi di padre Pio e di suor Faustina Kowalska, prima condannati dal Santo Uffizio e alla fine canonizzati, perché questi due religiosi obbedirono disciplinatamente quando furono colpiti dalle sanzioni, mentre il frate bosniaco ha, almeno finché gli è stato possibile, ignorato i decreti di condanna.

Si deve allora ricordare che la disobbedienza ai decreti dell’autorità ecclesiastica ha caratterizzato anche il comportamento di altre due figure fortemente carismatiche del mondo di Medjugorje, padre Slavko Barbaric e padre Jozo Zovko, entrambi francescani e, in tempi diversi, l'uno viceparroco e l'altro parroco di san Giacomo.

 

Il primo, come già si è accennato, morì improvvisamente nel dicembre del 2000 e se n’andò direttamente in paradiso, teste Marija tempestivamente informata dalla Vergine; ma non aveva ottemperato a un provvedimento che gli imponeva di lasciare la parrocchia nel gennaio dello stesso anno.   

Quanto a padre Jozo (che avrebbe addirittura visto la Madonna in più occasioni ed è attivissimo nella diffusione del messaggio della Gospa incontrando, “anche insieme ai veggenti, in tutto il mondo, a partire dall’Italia, migliaia di fedeli in manifestazioni ufficiali legate a Medjugorje”), è ormai gravemente “disobbediente” da vent’anni.

Impossibile negarlo: la circostanza risulta chiaramente dai documenti della curia di Mostar pubblicati nel libro di Marco Corvaglia ed ora anche nel suo blog (“La verità sullo stato di padre Jozo”).

 

 

CHE COSA SI DOVREBBE FARE ADESSO

 

A questo punto comunque padre Livio non può più trincerarsi dietro il pretesto di voler salvaguardare la purezza degli orecchi e dei cuori dei suoi ascoltatori: ormai tutti sanno chi era Tomislav Vlašić. Dovrebbe quindi assolvere il primario dovere di informare in modo compiuto, rivelando finalmente, tra l’altro, l’esistenza della lettera scritta dal frate al papa per incarico dei veggenti e su richiesta della Madonna stessa. Dovrebbe poi esporne e commentarne il contenuto, scusandosi di non averne mai parlato.

Facciamo notare che l’autenticità del documento è fuori discussione. La lettera venne pubblicata da Laurentin già nel 1984 e ripubblicata nella seconda edizione de “La Vergine appare a Medjugorje?”, che è del ’90. I veggenti avrebbero quindi avuto innumerevoli occasioni di chiedere all’autore di eliminare quel testo se non ne avessero condiviso pienamente il contenuto. E tale contenuto ci mostra una collaborazione strettissima tra loro sei, la Madonna e padre Tomislav.   

 

Ora sarebbe dunque necessario che i veggenti stessi prendessero chiaramente posizione sui nuovi sviluppi, dicendoci se non avevano mai avuto sentore delle gravi mancanze che oggi la Chiesa contesta al frate bosniaco.

In particolare, dovrebbe sentirsi in dovere di chiarire i motivi del proprio prolungato abbaglio Marija, che nell’88 se l’era cavata, al punto 5 della sua “dichiarazione”, dicendo che ai vari interrogativi suscitati dal suo comportamento lei poteva dare come “unica risposta” la riaffermazione della totale estraneità della Madonna ai progetti della coppia Vlašić-Heupel.

 

Adesso sarebbe veramente il caso che ci dicesse qualcosa di più. Si potrebbe chiederle, ad esempio: “Pensi che la Madonna non sapesse chi era padre Tomislav o che non l’abbia voluto dire?  O credi magari che abbia fatto apposta a scegliere un tipo tanto esposto alle malevole insinuazioni? Si tratta forse della solita ‘spina’ mandata dal Cielo per saggiare la purezza dei suoi collaboratori complicandogli la vita? Tu non ti poni queste domande?”

In mancanza di riposte convincenti da parte della veggente, come credere che ci riporti fedelmente i messaggi della Vergine chi ha dimostrato una simile protratta sordità agli avvertimenti del Cielo? A meno, s’intende, che questi avvertimenti non vi siano stati, per il semplice fatto che in cielo ... non si erano accorti di nulla.

 

Ma in questo caso si pone un altro interrogativo, ancor più pressante: come far credito di una conoscenza della storia futura del mondo e delle prove angosciose che ci attendono a chi ha dimostrato di non saper vedere a un palmo dal proprio naso? Come scorgere la “maestra di un’intera generazione” in chi non aveva ancora capito, dopo sette anni, che quel frate era un cattivo soggetto, pericoloso per l’edificazione dei fedeli?

Non è neppure il caso di dire che l’ideale sarebbe che la Madonna stessa uscisse allo scoperto, in qualcuno dei suoi innumerevoli messaggi, fornendo dettagli e prendendo posizione. Ma sarebbe come ammettere di doversi giustificare pubblicamente.

 

Alla miriade di domande che abbiamo formulato padre Livio potrebbe e dovrebbe comunque dare risposta. Non pretendiamo che ottenga un’intervista in esclusiva dalla Vergine; ma, data la familiarità che ha con i veggenti, non dovrebbe essergli difficile farli parlare, eventualmente torchiandoli a dovere, per mettere le cose in chiaro.

Non solo. Abbiamo visto che egli stesso afferma di essersi fatto scrupolo di fare anche solo il nome di padre Tomislav – su cui fin dall’85 a suo dire aveva capito tutto - per non attentare alla purezza degli orecchi e dei cuori dei suoi ascoltatori. Ma se è così, doveva essersi posto già da vent’anni il problema del motivo per cui la Vergine avesse lasciato tanto spazio, sin dall’inizio, a un personaggio così poco raccomandabile.

Orbene, quale risposta si era dato? E, in particolare, perché a suo tempo non aveva provveduto direttamente a mettere in guardia i veggenti, e soprattutto Marija?

 

Misteri della fede. Della fede nella Madonna di Medjugorje.

 

Resta il fatto che, se è vero che “i nemici di Medjugorje utilizzano questa vicenda per attaccare le apparizioni”, compiendo cioè quella che padre Livio definisce una “strumentalizzazione” (in quanto userebbero argomenti pretestuosi), che cosa vi sarebbe di meglio, proprio per stroncare ogni strumentalizzazione, che fare chiarezza su tutti i punti della scabrosa vicenda?

 

Senonché, in luogo della chiarezza, da Radio Maria ci vengono “spiegazioni” che rasentano il ridicolo. Per esempio, quella secondo cui l’ingresso di Marija Pavlovic nella comunità di padre Tomislav va considerato “un fatto provvidenziale perché in questo modo Marija aveva potuto vedere da vicino di cosa si trattava”.

Il teologo potrà commentare dicendo che Dio sa trarre il bene dal male, il filosofo ricordando che è bene che avvengano gli scandali. Noi ci limitiamo a dire che padre Livio si sbaglia se pensa che l’ascoltatore medio di Radio Maria sia intellettualmente così depresso da prendere per buona una spiegazione del genere.  

 

                     LA SOLLECITUDINE DELLA CHIESA 

In margine alla vicenda Vlašić va poi fatta qualche considerazione sulla straordinaria tempestività della Chiesa nell’indicare ai fedeli i diffusori di veleni dai quali guardarsi. Qui lo Spirito Santo, in sinergia con la Madonna, ha fatto veramente un lavoro egregio.

Le malefatte di padre Tomislav erano iniziate probabilmente ben prima del 1981; in ogni caso, la Congregazione per la dottrina della fede ne era stata informata nell’85. E i rapporti del vescovo di Mostar non dovrebbero aver lasciato dubbi circa la condotta tutt’altro che irreprensibile del frate. Eppure il pronunciamento arriva dopo altri vent’anni!

Sappiamo che i tempi del Signore non sono i nostri tempi; ne deduciamo che i tempi della Chiesa, che certo non sono quelli che a noi suggerisce il buon senso, saranno i tempi del Signore.

 

Padre Livio non ne dubita, tanto da scrivere che “la conclusione che dobbiamo trarre da tutta questa vicenda è che dobbiamo essere grati alla Chiesa. Anche se le conclusioni di queste vicende sono arrivate soltanto ora, ciò è dovuto al fatto che la Chiesa applica la parabola del buon grano e della zizzania: ora che la zizzania è venuta alla luce, la Chiesa l'ha estirpata con questo decreto, lasciando che continui a crescere il buon grano”.

L’argomentazione è infelice quanto la parabola evangelica a cui si appoggia, la quale in pratica esorta a lasciare le mele marce insieme a quelle sane, col rischio evidente che marciscano tutte. La zizzania infatti, se non estirpata per tempo, toglie luce e sostanze nutritive alle pianticelle di grano, che ne saranno fortemente danneggiate nella crescita. Il lavoro delle mondariso insegna.  

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CONCLUSIONI PROVVISORIE  

 

A questo punto non ci resta che prendere atto che i nuovi sviluppi del caso Vlasic concorrono a rendere ancor più confusi i contorni di un disegno che già suscitava innumerevoli perplessità.

Ricapitoliamo le principali manchevolezze che nella monografia dedicata a “Lo scandalo Medjugorje” abbiamo individuato nella condotta della Madonna:

 

- la Vergine non si avvale dei canali capillari di diffusione del messaggio, ossia rinuncia in partenza a chiedere la collaborazione della Chiesa, che pure dovrebbe essere il suo portavoce istituzionale;

- va a mettersi in una zona chiacchieratissima, in mezzo alla disputa tra il vescovo e i francescani;

- usa una strategia che risulta incomprensibile, così come non è dato di capire a chi si rivolga con l’appellativo di “cari figli”;

- sforna continuamente messaggi di incredibile banalità e ripetitività;

- non sembra intenzionata a ridurre la quantità alluvionale delle apparizioni (in particolare, appaiono decisamente inutili le apparizioni quotidiane);

- lascia troppa libertà d’iniziativa ai veggenti; il loro iperattivismo moltiplica le occasioni di errori, imprudenze, contraddizioni, anche su circostanze decisamente banali; ovvero, diciamo che lei li assiste troppo poco o li assiste male (o … non sa neppure lei cosa fare);

- protraendo per tanto tempo tempo le apparizioni, smentisce implicitamente proprio quello che vorrebbe dimostrare, ossia che la situazione del mondo è così drammatica da richiedere un intervento immediato;

- annunciando i “segreti” con enorme anticipo ma facendo praticamente divieto di parlarne rende ancora più isterica l’attesa di fenomeni la cui stessa dinamica suscita dubbi a non finire anche in chi è favorevole alla causa di Medjugorje.

 

Ora possiamo aggiungere che ha dimostrato incredibile ingenuità lasciando che prendessero tanto rilievo nel suo piano operativo figure come quelle di padre Tomislav e di padre Jozo.

E dobbiamo citare la sorprendente presa di distanza da parte di qualcuno che era sempre stato in prima linea nella difesa delle apparizioni e dei veggenti. René Laurentin ha dichiarato testualmente: “Non ho mai espresso giudizi sull’autenticità o meno delle apparizioni; i miei studi sono soltanto un piccolo contributo alla Chiesa e ai fedeli…(sic!).

 

Nel frattempo i toni della disputa tra fautori e negatori delle apparizioni si sono fatti sempre più aspri, richiamando talora quelli di una rissa. La lacerazione che tutti i fenomeni del genere producono nella Chiesa diventa sempre più dolorosa.

Ed è grave che non ci si renda conto che questo è obiettivamente da considerare un frutto avvelenato di Medjugorje, e va quindi computato tra i frutti negativi.

È dunque superficiale e scorretto insistere sui “buoni frutti” (conversioni, confessioni, comunioni) come elemento decisivo a favore dell’autenticità delle mariofanie.   

 

Con la storia di Tomislav Vlašić – peccatore, tra l’altro, contra sextum - e con le sue diramazioni ufologiche aventi per protagonista Stefania Caterina siamo tra il boccaccesco e la ciarlataneria.

Certo, tutto questo non si può identificare tout court con Medjugorje, come qualcuno scorrettamente cerca di fare; ma la Vergine avrebbe benissimo potuto evitare che la sede carismatica della sua opera di rigenerazione della Chiesa e del mondo fosse anche solo indirettamente sfiorata da simile lerciume.

 

Una cosa comunque è certa: la Chiesa, se finora era tiepida o fredda verso Medjugorje, ora deve essere di ghiaccio.

Ovvero, possiamo forse dire che adesso sappiamo qualcosa di più sui motivi per cui la Santa Sede non ha mai voluto fare neppure un passo per andare incontro alla pressante richiesta popolare di riconoscimento delle apparizioni: sapeva da tempo che i protagonisti dell’ “operazione della Madonna a Medjugorje”, come la chiama Marija, avevano degli scheletri nell’armadio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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